Il Grande Viaggiatore

Giuseppe Viti

Giuseppe Viti (1816-1860), è uno dei personaggi più importanti della Volterra ottocentesca, a soli otto anni fu condotto dal padre negli Stati uniti, dove, tra mille peripezie, imparò la lingua inglese e, come dice lui stesso nella parte autobiografica a noi rimasta, “a fare di Conto”. Ritornato dopo 5 anni, e non senza difficoltà in Toscana, nel 1833 Giuseppe Viti intraprese il suo primo viaggio commerciale, dirigendosi con i suoi alabastri ancora una volta negli Stati Uniti.

L’esperienza americana però si rivelò un vero e proprio fallimento: abbattuto ma non ancora vinto, il Viti ritornò a Volterra nell’aprile del 1841, con l’intenzione di ripartire per le Americhe appena possibile. Dopo soli sei mesi, Giuseppe partì per il suo secondo viaggio commerciale, questa volta diretto in Sud America, dove riuscì a realizzare un grosso guadagno e ad aprire per qualche tempo anche un emporio nella città di Rio de Janeiro. Dopo il ritorno a casa, avvenuto nel 1845, egli non si sentiva ancora appagato, forse perché il suo innato spirito d’avventura lo portava ancora ad immaginare nuovi orizzonti.

Forte del prestigio che ormai tutta la città gli riconosceva, Giuseppe riuscì a trovare i finanziamenti per una nuova impresa, quella che sarà l’ultima ma anche la più fortunata, il viaggio commerciale in Asia. Partito nel 1846, dopo varie traversie egli giunse a Lucknow, capitale della regione indiana dell’Oudh, dove conobbe e fece amicizia con il Signore del luogo Wajid Ali Shah, il Rajah prese in così grande simpatia il Viti che, dopo avergli comprato tutti i suoi alabastri, lo nominò suo consigliere e successivamente Emiro del Nepal. Giuseppe, causa le pressioni del console Britannico e dei ministro del Rajah, invidiosi della posizione che aveva raggiunto a corte, ormai divenuto ricchissimo nel 1848 decise di far ritorno in patria, anche perché, essendo un patriota repubblicano, non voleva perdersi “Il ballo finale” .

Ritornato a Volterra nel 1849, grazie alle le ingenti somme accumulate acquistò il Palazzo dalla famiglia Incontri e rimase fino al termine della sua vita a Volterra, dove vide realizzarsi il sogno giovanile dell’Unità di Italia

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